A proposito della festa della mamma...

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Stanno facendo molto discutere le recenti dichiarazioni della stilista e imprenditrice (anche se lei si definisce “imprenditore”) Elisabetta Franchi, la quale durante un intervento ad un evento organizzato da PWC e Il Foglio (https://www.open.online/2022/05/07/elisabetta-franchi-donne-manager-polemica-video/), ha affermato di aver a lungo riservato i ruoli chiave all’interno della sua azienda ai soli uomini, per arrivare, poi, in un secondo momento, a decidere di aprire anche alle donne, ma soltanto a quelle di una certa età e questo non per la loro maggiore esperienza in ambito professionale rispetto alle più giovani, bensì perché “è il solo modo per evitare in sostanza danni economici, perché a quell’età le donne: «sono già sposate, hanno già avuto figli o si sono già separate»...”, dopo quell’età le donne possono, nella sua azienda, lavorare con lei h 24 (evidentemente, è questo che lei richiede ai suoi “ruoli chiave”).

Che le suddette dichiarazioni abbiano suscitato perplessità e preoccupazione da parte di molte persone non ci stupisce, anche se va detto che per molti altri nella visione di Franchi non c’è assolutamente nulla di strano o di sbagliato.

Noi rientriamo tra chi ritiene il punto di vista che lei ha espresso assai discutibile e anche foriero di messaggi sociali potenzialmente molto pericolosi, e questo per varie ragioni.

Innanzitutto, il suo ragionamento sembrerebbe basarsi su una serie di assunti granitici, tra cui: le donne sotto i 40 fanno figli; le donne sopra i 40 non fanno figli o hanno ormai figli grandi; gli uomini non hanno di questi “problemi” (ossia il carico e la responsabilità della cura dei figli non  ricade mai su di loro); le persone che non devono pendersi cura di figli piccoli (o perché sono dei “semplici” papà o perché hanno, secondo lei, superato l’età per farli) sono disposte a lavorare h24.

Ci sono poi anche altri assunti, un po’ più impliciti come, ad esempio, il fatto che non sarebbe dunque penalizzante, anche sul piano economico, per un’azienda rinunciare a priori a molti talenti femminili in ruoli “chiave”.

Intendiamoci, la signora Franchi è certamente libera di decidere chi far lavorare nella sua azienda e in che ruolo (almeno è stata trasparente!); la cosa che preoccupa è che si sta cercando di legittimare la sua scelta, “universalizzando” una serie di stereotipi che porterebbero a giustificare quello che è a tutti gli effetti un atteggiamento discriminatorio.

Andiamo per ordine: non è scontato che una donna giovane abbia il desiderio o la possibilità di essere madre (e in questi casi che si dovrebbe fare col lavoro? Penalizzarla comunque, a prescindere?) , come non è scontato che una donna più “grande” non possa diventare madre (per la prima o per “l’ennesima” volta); non è scontato che, finito il periodo della maternità e dell’allattamento, sia soltanto la mamma a prendersi cura dei piccoli ( e i padri? Si dovrebbe accettare come un fatto nomale che siano totalmente assenti in tal senso? I genitori, di norma, sono due e le responsabilità della famiglia dovrebbero chiaramente ricadere su entrambi); non è scontato (e a nostro avviso neppure giusto) che anche se una persona non ha figli di cui prendersi cura dedichi la sua intera vita al lavoro e che questa sia una condizione imprescindibile per avere un ruolo “chiave” in un’organizzazione.

A livello sociale pensiamo sia fondamentale (forse “persino” prioritario rispetto all’extra profitto di un imprenditore…) dare alle persone, che siano donne o uomini, giovani o mature, la possibilità di coltivare sia i loro affetti che la loro crescita personale al di fuori del lavoro, senza per questo escluderle dai “ruoli chiave”.

 

Buona festa della Mamma a tutte!

V.D.

  • Email: info@visionedonna.blog

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