La progettazione sociale è prioritariamente un'attività femminile. E' infatti basata sull'accoglienza, sull'interesse verso gli altri, sulla mediazione, sulla complessità.
Laddove la progettazione “razionale” è deterministica, stabilisce operazioni schematiche e definite, individua risultati obbligati, a cui le persone devono strumentalmente contribuire, la progettazione sociale interagisce con i vissuti e le emozioni di chi è coinvolto, valorizza le motivazioni, esplora le ambivalenze, offre spazio ai percorsi divergenti ed individuali.
La progettazione sociale non è un'attività connessa all'esercizio di potere sugli altri, ma al sostenere il potere degli altri, in primo luogo di quelli che la società tende a deprivare; in tal senso, vi è una dimensione etica fondante e uno slancio verso il benessere altrui, tramite il quale le operatrici e gli operatori coinvolti trovano il senso del proprio impegno; essere realizzati e felici nel rendere felici gli altri, sviluppare relazioni paritarie e di reciproco interesse, affidarsi alla collaborazione, sono tratti prevalentemente “femminili” e sono opposti ad ogni protagonismo individualista e impositivo, alla realizzazione di sè tramite il dominio e l'annullamento della volontà altrui.
J. Amirian, Presidente Comitato Scientifico Associazione Nazionale Progettisti Sociali
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